Nasce da interrogativi che da una decina di anni permeano la ricerca del mio procedere artistico. È lo scontro/incontro tra l’uomo e la natura che ripropone il problema dell’io e dell’altro e lo scorrimento della dimensione fisica dell’apparire imprescindibile da quella più profonda dell’essere.
Il corpo diventa il tramite per la rappresentazione di sé e dell’altro. La Natura è il tramite per la rappresentazione di tutto ciò che ci circonda, sia venga trasposta nelle sue molteplici essenze, sia trasfigurata simbolicamente con sacre icone. Non si può che prendere atto dello sconvolgimento del paesaggio messo in atto dall’uomo sul mondo. Nuove entità estetiche si caricano visivamente di enigmatici significati. La rappresentazione della terra come paesaggio si trasforma in esperienza dentro la quale mi muovo per generare un ambiente visivo fatto di accostamenti, sovrapposizioni e contaminazioni. La descrizione non è puramente oggettiva, trascende il dato naturalistico, prospettando un elogio alla diversità, dove le differenze non significano esclusione bensì relazioni e coesistenza. Fratture per non dimenticare la dinamica degli eventi, specchi e vetri per inoltrarsi nella visione parallela, clessidre a sancire lo scorrere veloce del tempo. Da questo attingo per creare queste mie riflessioni, suddivise in tre fasi: passato, presente e futuro. Il passato è la parte più descrittiva e percettiva, il presente è il cambiamento causato da calamità fisiche o mentali che corrodono il nostro essere. Il futuro è astrazione, che nasce dalla corrosione del presente e che porta a nuove visioni e turbamenti … e da ciò è necessario ripartire.
(Antonio Caranti)